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Editoriali

Lo strano caso dei GDR finti

Lasciate che vi racconti una storia. Parrà una baggianata, buttata qua per alzare i toni e fare un po’ di clamore, ma vi assicuro, lo scopo è ben altro. Questa storia riguarda la cultura del gioco di ruolo ed è rilevante per tutti coloro che abitano i social network e le community italiane in quanto, sono abbastanza sicuro, sentiranno ancora parlare di questi argomenti.

Un pomeriggio di fine agosto mi arriva un messaggio. “Hey, Francesco, tu che hai studiato psicologia, hai sentito di questa storia dei GDR finti?” “I cosa?” “I GDR finti: c’è questo signore che parla di gdr-non giochi che in realtà nascondono delle tecniche psicologiche e che sono dannosi per le persone. Non sono psicologo e non riesco a capire se e quanto la spari grossa quindi volevo capire un po’ meglio la questione”. Il mio amico fa riferimento ad un gruppo su Facebook appena aperto, la cui descrizione recita testualmente:

Questo gruppo nasce con l’obbiettivo di informare I fruitori dello straordinario mondo del Gioco di 
Ruolo affinchè siano in grado di riconoscere I gdr veri da quelli finti e possano scegliere con una 
consapevolezza in più cosa giocare. Esistono giochi di ruolo finti basati su esercizi di pricoterapia 
anzichè su meccaniche ludiche. Questi prodotti anzichè essere in mano a professionisti del settore, 
vengono spacciati come attività ricreative senza che I giocatori siano informati del fatto che stanno 
facendo un esercizio psicologico in pubblico e in ambiente non protetto. Hai dei dubbi su un gioco in 
particolare? Questo è il posto giusto per scoprire se quel gioco nasconde qualcosa!”

Dopo aver letto la descrizione ho già molte domande e dubbi, ma procedo, perché anche il primo post del gruppo contiene altre interessanti informazioni:

Sapevate che sotto questi giochi si nascondono le seguenti tecniche?
La sposa di barbablù → Voice Dialogue
Dubbio → Psicodramma di coppia
La creatura → Counseling narrativo a tema sessualità
Revenant → Elaborazione del lutto
Shidee → Calibrazione delle dinamiche di coppia
180km/h → Gioco proiettivo e libere associazioni
Bedlam Hall → Elaborazione del trauma.
Avete avuto prolemi o disagi dopo averli giocati? Se avete altri giochi di cui volete essere sicuri, scrivete i titoli nei commenti!”

In seguito alla lettura di questo post comincio a cogliere alcuni pattern.

Da un lato, gli avvenimenti che portano all’apertura di questo gruppo hanno un che di interessante: tutto inizia a PLAY Modena 2019, in quell’occasione Stefano Burchi, Francesco Rugerfred Sedda ed il sottoscritto, moderati dalla preziosissima Giulia Cursi, abbiamo tenuto una breve talk introduttiva al concetto di bleed, con esempi di giochi che lo possono suscitare e letteratura peer reviewed a supporto delle nostre affermazioni. Nei mesi che vanno da sabato 6 aprile a fine agosto abbiamo ricevuto commenti entusiasti da molti/e e qualche giusta critica da altri/e. Il creatore del gruppo “GDR finti” ha criticato aspramente la sopracitata talk e leggendo i titoli che cita è facile intuire che la sua argomentazione abbia origine proprio a PLAY 2019, in cui sono stati pubblicati o discussi molti di quei giochi.

In secondo luogo non vengono mai menzionate fonti o bibliografia per le tesi proposte: le affermazioni appaiono e vengono proposte in quanto tali, come fossero rischi riconosciuti da tutti i professionisti (che perlomeno dovrebbero essere psicoterapeuti registrati all’albo degli psicologi) e come se ci fosse una volontà chiara e diretta di alcuni editori e designer nel fare del male alle persone. È chiaro che l’onere della prova è tanto di chi propone una tesi tanto quanto di chi intende confutarlo, ma ammettere che vengano fatte affermazioni come quelle sopra riportate senza l’appropriata metodologia equivale a creare il degno successore del “satanic panic” degli anni ‘80.

Dopo aver letto i due post decido di commentare, voglio qualche informazione in più: ci sono molti buchi e si tratta di un argomento molto complesso e tecnico. Riporto in seguito, tramite gli screenshot, la conversazione per intero: se avete piacere di leggere tutto quanto ne avete la possibilità. In caso contrario vi basti sapere che dopo un paio di giorni di botta e risposta il mio interlocutore si dilegua, perlomeno in quel contesto, salvo poi tornare con gli stessi argomenti in una chat territoriale e in alcuni gruppi Facebook. Prima di riuscire ad ottenere qualunque prova delle sue affermazioni mi ritrovo bloccato, il gruppo Facebook in questione viene chiuso insieme alla pagina dell’attività di counseling collegata e il nome dell’interlocutore su Facebook viene cambiato.

La storia si conclude qua, per il sottoscritto, tagliato fuori dalla discussione tramite i potenti mezzi dei social network, ma la storia dei GDR finti no. Come già anticipato gli argomenti, soprattutto quelli allarmisti, viaggiano veloci e quindi appaiono in post e discussioni come quella del 18 settembre scorso su Gioco di ruolo Italia e diverse altre.

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Ma quindi, i GDR, sono pericolosi?

Per rispondere alla domanda sulla sicurezza, o meno, del gioco di ruolo, è necessario prima di tutto domandarsi quali potrebbero essere gli elementi di rischio. Ne esistono, è quasi scontato, altrimenti non esisterebbero tecniche di sicurezza e strutture sociali apposite per trattare giochi e tematiche che ne necessitano. Attenzione, però, perché non è il gioco ad essere sicuro o non sicuro ma il contesto sociale nel quale viene giocato. Ciò che richiede la nostra attenzione sono le persone e la cultura.

Il gioco di ruolo è un’attività sociale umana, un’esperienza mediata da regole, e in quanto tale i comportamenti e le interazioni tra i partecipanti, oltre che con il medium, sono potenzialmente rischiosi: tutte le attività, giochi compresi, possono innescare processi psicologici complessi. Chi progetta giochi è spesso consapevole di questo e promuove, pertanto, una cultura ludica “della sicurezza”: una forma mentis che pone il rispetto e la sicurezza del giocatore prima del gioco. Il gioco in sé è “solo” un prodotto culturale, invece le persone che lo utilizzano meritano di giocare con consapevolezza e di tutelare il proprio benessere emotivo. 

Questa cultura ludica è stata elaborata e diffusa, innanzitutto, nel contesto del Nordic Larp e simili, e un’abbondante letteratura scientifica ha studiato il valore dei meccanismi di sicurezza. Al contrario, nonostante una lunga ricerca, non abbiamo reperito letteratura scientifica che riporti una coincidenza tra giochi di ruolo e tecniche psicoterapeutiche, come quella evidenziata dal gruppo e dall’argomento del nostro interlocutore. 

Ora, di sicuro non basta prendere una X-Card e metterla sul tavolo perché quel tavolo sia sicuro. Non basta dire che esistono le safe word per rendere sicuro un larp. Si deve capire perché quegli strumenti sono utili e, in alcuni casi, necessari. Il gioco che ne fa uso, in genere, spiega perché ne fa uso. E sì, certe tecniche e meta-tecniche assomigliano a tecniche utilizzate in terapia. Ma l’uso di queste tecniche o meta-tecniche non rende la sessione una forma di terapia impropria, né fa dei facilitatori dei terapeuti, tanto quanto giocare seguendo i princìpi e le tecniche dell’improvvisazione non rende il gioco una sessione di imprò o i giocatori attori. Il roleplay usato in psichiatria e psicologia è diverso perché nasce in un contesto diverso; è operato diversamente; e non c’entra niente con i GDR che usano tecniche mirate al coinvolgimento emotivo e alla catarsi. Parlare di questi giochi, e delle tecniche e meta-tecniche che usano, senza fare riferimento alla cultura e al contesto da cui provengono, significa raccontare solo una parte della storia e diffamare chi li gioca, chi li scrive e chi li propone.

Conclusioni

Qui di seguito trovate riportate le conversazioni avute durante la breve vita del gruppo sui GDR finti. È un montaggio degli screenshot fatti a scopo di documentazione, chiaramente, e nessuno può, ne potrà mai, darvi prove inconfutabili di quanto viene riportato. Lo scopo, più che di prova, è quello di darvi la possibilità di leggere le argomentazioni che abbiamo utilizzato, che riteniamo ricche d’informazioni tanto quanto l’articolo che avete appena letto.

2 risposte su “Lo strano caso dei GDR finti”

Che dire? Probabilmente, il gioco di ruolo, in questo periodo, deve avere ampliato il suo mercato, perché quando sono in pochi a praticarlo, nessuno si impegna ad attribuirgli caratteristiche controverse o ad accusarlo di ledere la psiche altrui.

C’è una novita, in questo attacco verso quei giochi che, nella diatriba “tradizionale vs forgita/altro”, alcuni non considerano “di ruolo”: una costruzione accademica complessa, nel tentativo di ridurre l’attaccabilità della tesi.

Altri elementi mi sembrano invece molto classici: assenza di fonti citate, nemmeno due righe per descrivere il gergo tecnico usato (come gli elementi psicoterapeutici che sarebbero presenti in certi giochi, di cui la persona si limita a citare la denominazione) e una strategia d’uscita dalla discussione collaudatissima.

Spero che, ovunque approdi questa persona, trovi solo gente col carattere e le capacità appropriate per richiedere delucidazioni in modo puntuale: questo hobby non ha certo bisogno di una cattiva reputazione immeritata.

Prima il satanismo, ora questo, domani cosa sarà?

È vero, esistono GdR usati in psicoterapia (ma son totalmente diversi da quelli che vediamo noi, almeno credo) ed è vero che esistono GdR che hanno temi tanto forti da lasciar scioccato qualcuno ma da qui ad argomentare che alcuni GdR sono esercizi di psicoterapia nascosti, secondo me ce ne passa…

E se qualcuno ha un trauma che gli viene “sbloccato” da un GdR mandandolo ai matti, probabilmente potrebbe capitargli la stessa cosa con un concerto od una partita di calcio…

Ciao 🙂

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