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I Social Network saranno la fine della Regola Zero?

L’Agosto del 2018 è caldo in tutti i sensi: al momento vi scrivo dalla ridente Pianura Padana con una temperatura percepita di 37° C, stando al meteo nel resto dell’Italia non è molto meglio. È un Agosto caldo anche per le community di gioco di ruolo su Facebook, dove una discussione riguardo una fantomatica (anche secondo l’autore) Regola di Uranio hanno finito per dissotterrare tutti i dibattiti legati alla Regola Zero per poi dilagare a praticamente qualsiasi controversia relativa al gioco di ruolo che abbia mai visto.

Ora, prima di continuare: questo post non vuole essere un tentativo di gettare altra benzina sul fuoco. Sebbene sia innegabile abbia scelto il momento propizio per cavalcare l’ondata di caldo di attenzione, di seguito troverete alcune considerazioni su cui io e gli altri membri della redazione discutiamo da tempo. Si tratta tuttavia di un pezzo di opinione, che non ha la pretesa di essere una verità assoluta e vuole, piuttosto, essere un tentativo di continuare la discussione portando nuovi argomenti, nella speranza che questo possa anche abbassare i toni. Cominciamo!

Cosa è la Regola Zero?

Solitamente con Regola Zero si intende la possibilità di un Game Master di ignorare o modificare alcune meccaniche e procedure del gioco di ruolo scelto, se lo ritiene necessario. Vale la pena far notare che in nessun gioco la troverete mai formulata in questa forma, ed il motivo è semplice: più che una meccanica infatti la regola zero è una dinamica di gioco. Senza entrare troppo nel dettaglio: una dinamica di gioco è ciò che si verifica al tavolo quando si applicano le meccaniche prescritte. Giusto per fare un paio di esempi di meccaniche che portano alla dinamica della regola zero possiamo citare il “le regole sono consigli per il Master” di Dungeons&Dragons o Vampiri 5e, oppure il “puoi ignorare il risultato del tiro del dado” di Paranoia.

In questa sede però, voglio adottare una definizione di regola zero più funzionale al discorso: considerate in ogni caso questa definizione come una rappresentazione parziale di un concetto integrato a questo contesto, date per scontato che spogliata da questa premessa smetta di avere il minimo senso. In ogni caso:

 

Una Regola Zero è una regola all’interno di un gioco di ruolo che rende possibile esperienze di gioco completamente diverse applicando lo stesso regolamento.

 

La Regola Zero è IL MALE?

Ovviamente, no. La Regola Zero è un preciso elemento di Design del gioco. Ora, sicuramente possiamo trovare tutte le scuse del mondo per dire che in realtà non sia vero, che la Regola Zero significhi in realtà una poca consapevolezza di design, oppure nasconda meccaniche poco testate e così via: ci sono state occasioni in cui ho pensato anche io certe cose, ma diamo per un secondo il beneficio del dubbio al genere umano. Essenzialmente, la Regola Zero causa potenzialmente una serie di partite (per i più anglofoni: uso “partite” come play; in contrapposizione al game del gioco come regolamento) dello stesso gioco talmente diverse da essere incompatibili tra di loro: tante piccole comunità, se vogliamo, ognuna con un suo preciso linguaggio (ovvero, potersi capire con le regole specifiche di quella partita) impenetrabile da chi non fa parte di quel gruppo.

In ultima analisi la Regola Zero crea un terreno incredibilmente fertile per le nuove amicizie.

Allora perché la Regola Zero non ti piace?

È vero, non sono un grande fan della Regola Zero. Non mi entusiasma il ruolo prettamente sociale che il Game Master finisce ad avere come detentore delle regole, anche perché credo che esperire il gioco attraverso un’altra persona non sia il modo migliore e mi sembra, come diceva Albus Silente, di stare scegliendo la via facile rispetto a quella giusta. Quanto appena affermato in particolare, ancora più di tutto l’articolo, è un’opinione personale. Ho trovato anche estremamente entusiasmanti certe giocate in cui il Game Master usava la Regola Zero e tornando indietro sono esperienze che rifarei: ma in quel caso non stavo esperendo il gioco, quando più la visione del gioco di quella persona – che pure era molto soddisfacente.

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A livello più ideologico, ciò che non mi piace della regola zero è proprio che crei comunità di giocatori isolate ed incapaci di confrontarsi tra di loro. Il confronto tra i giocatori è infatti la linfa vitale che può far crescere la comunità del gioco di ruolo ancora più rigogliosa. Nel nostro piccolo questo è uno dei propositi di Gdr al Buio – sebbene non il più esplicito -, nel quale incoraggiamo un confronto tra i vari Anfitrioni (gli ospiti delle rassegne a livello locale) sui giochi che porteranno ed i materiali che useranno. Fortunatamente non siamo da soli! Anche l’Adventurers League, cioè il gioco organizzato di Dungeons&Dragons5e, vanta una serie di materiali comuni ed un codice di condotta per uniformare l’esperienza di gioco.

Ma cosa c’entrano i Social Network?

I social network, ed in generale un po’ tutto il fenomeno dell’Internet 2.0, è ciò che ha permesso di abbattere le distanze tra i giocatori di ruolo e favorire un confronto continuo: ci sono alcuni esempi eclatanti, primo tra tutti Sage Advice, un progetto tutto italiano che raccoglie tutte le risposte che gli autori di D&D 5e danno sul regolamento del gioco.  A onor di completezza e sempre restando in materia di Dungeons and Dragons, le community online sono anche le responsabili di parecchio materiale amatoriale o homebrew, ma ancora questo materiale viene diffuso con la consapevolezza di essere una esplicita variante al regolamento e può venire approcciato di conseguenza.

Cosa succede quando due membri di due partite diverse, che hanno un “linguaggio” ed un esperienza alle spalle diversa, si confrontano sul gioco di ruolo? Nella migliore delle ipotesi, hanno difficoltà a capirsi. Non è un caso che la maggior parte, se non tutte, le discussioni sul gioco di ruolo su Facebook finiscano in un chiarimento sulle terminologie usate o su come si interpreta una determinata regola. Ed è decisamente un bel casino quando una comunità è formata da tante piccole tribù che non si capiscono l’una con l’altra.

Dovremmo smetterla con la Regola Zero?

Assolutamente No! Se vi trovate soddisfatti con quel tipo di esperienza, allora sono fermamente convinto che dovreste continuare in questo modo. È perfettamente lecito voler vivere la propria passione per il gioco di ruolo senza avere bisogno di avere un confronto immediato con qualcuno fuori dal proprio gruppo, come è perfettamente lecito volere il contrario.

Mi permetto solo di concludere con una riflessione, forse un po’ troppo filosofica sull’universo e tutto quanto. Facebook è tremendamente potente nell’azzerare le distanze e permettere un confronto immediato, seppur superficiale, delle cose, e questo sta cambiando il mondo: non penso sia un caso che le iniziative di gioco organizzato (come il nostro Gdr al Buio) attecchiscano così bene, quando probabilmente venti anni fa non sarebbero state nemmeno concepibili. Quindi, la Regola Zero è destinata a scomparire? O altrimenti sarà sostituita da un’unica Regola Zero universale che uniformerà l’esperienza di tutte le partite tramite la pressione sociale dei social network?

Chissà.
Alla prossima, Edoardo

 

Di Edoardo Cremaschi

Edoardo è un unicorno che si crede un informatico. Quando non è impegnato a capire cosa un informatico esattamente faccia, divide il suo tempo tra serie Tv, Giochi di Ruolo e Game Design. Edoardo sa essere entusiasta al limite della pedanteria per le cose che trova belle: ottima cosa per un blogger, ottima scusa  per non ascoltarlo quando parla di persona.

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